a cura di Carla Corbella
Insegna teologia morale e bioetica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Sezione di Torino e all’Università Cattolica del Sacro Cuore presso l’Ospedale Cottolengo di Torino. È autrice di numerosi articoli e contributi in miscellanee su temi di etica della vita e sessualità. Nel suo percorso di ricerca è particolarmente attenta a un approccio e metodo interdisciplinari al fine di una comprensione globale delle questioni trattate e di realizzare un serio confronto con la visione antropologica postmoderna.Ha pubblicato, con EDB, Resistere o andarsene? Teologia e psicologia di fronte alla fedeltà nelle scelte di vita (2009) e, con le Edizioni San Paolo, Identità sessuale. È possibile un io felice? (2022).
Il testo di Giovanni del Missier mette in luce interessanti prospettive in “casa gender” e in “casa cattolica”. Propone, infatti, un ascolto più rispettoso e attento da entrambe le parti. Da questo ascolto umile, cioè conscio di non avere tutta e completa la verità dalla propria parte, può nascere un dialogo reciprocamente fecondo per una conoscenza onesta. Conoscersi porta a non aver più paura gli uni degli altri ma, al contrario, a unire le forze per un progresso nella verità e nel bene delle singole persone e dei popoli. Detto diversamente: si passerebbe da avversari ad amici.
Una relazionalità fraterna
Questa è una possibilità reale non una utopia. Interessante, per chiarire la proposta dell’autore è il racconto mitologico dell’incontro tra Glauco, alleato dei troiani, e Diomede, ateniese, trasmessoci da Omero nel VI libro dell’Iliade. Tale racconto, che riporta un attimo della guerra tra Atene e Troia, può essere uno sfondo sapienziale dalla potenzialità evocativa del ri-conoscere e ri-conoscersi. Infatti, nello stupore generale, il racconto del duello si fa paradigma di un nuovo stile relazionale. Non più gli dèi guidano i due contendenti, ma sono la loro memoria, la loro volontà, il loro rispetto di un principio etico antico a divenire i fattori che sintetizzano la nuova forza che definisce le scelte e determina le azioni. Il Greco e l’Asiatico si riconoscono appartenenti alla medesima stirpe umana, legati da antica amicizia e lo scambio delle reciproche armi che ne consegue lo mostra in pienezza. Un incontro che si preannunciava sanguinario finisce con un duplice riconoscimento: reciproco e del valore supremo dell’ospitalità. Glauco e Diomede, dunque, sono il paradigma di un cambiamento perché riconoscono il solco di una lunga tradizione e decidono di non essere più nemici ma amici. Un’amicizia che parla la lingua della fraternità.
Dunque, con la proposta ermeneutica di Del Missier, sintetizzata qui in un linguaggio universalmente comprensibile, i più possono ritrovarsi e concordare. Ma, allora, da dove nasce, invece, la diffidenza e il reciproco attacco e il conflitto che porta le due parti a estremizzare le loro posizioni riducendo il dialogo a un agone? Non è pensabile poter affrontare in poche righe la complessità che questa domanda trascina con sé. Tuttavia sembra possibile individuare almeno un aspetto: il decalage che esiste tra riflessione teorica e prassi reale in cui trova spazio la dimensione politica alla quale vale la pena dedicare uno spazio seppur breve.
La questione del “genere”, infatti, non è solo materia per un dibattito culturale. È sempre più un modello socio-culturale entrato nell’immaginario collettivo che evidenzia come la differenza sessuale, in quanto comprensione dell’umano, ha da sempre seminato discriminazione e intolleranza mentre la scelta del proprio orientamento offrirebbe la possibilità della pace nelle condizioni di uguaglianza e parità tra uomini e donne. Questo apre la prospettiva di una scelta dell’identità sessuale che, in quanto scelta, è mobile e reversibile. Ne consegue la convinzione che la dimensione sessuale sarebbe del tutto indifferente per l’identità: per essere realmente liberi occorre il diritto di decostruire e ricostruire il maschile e il femminile. Questa visione è sostenuta e resa credibile dalle possibilità, apparentemente infinite e “senza costi” né psichici né fisici, delle biotecnologiche attuali. Queste ultime, in base alle scelte individuali, permettono di ridefinire il genere anche attraverso il rimodellamento di alcune caratteristiche del sesso biologico in funzione del genere deciso.
E il peso della dimensione corporea?
L’affermazione dell’Istituto di ricerca e training per l’avanzamento delle donne (INSTRAW) – facente parte dell’ONU – che «ciascuno si costruisce il proprio genere fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile transitando per tutte le possibilità intermedie», mostra come il messaggio presente in questa interpretazione del gender sia ben lontano dall’ermeneutica presentata da Del Missier. Al contrario esso legittima in modo pieno il superamento della dualità maschile femminile e codifica la sessualità semplicisticamente come un continuum in cui sia gli estremi sia ogni altra posizione intermedia sono ugualmente possibili e legittimi. Ognuno in momenti diversi della sua esistenza può posizionarsi nel punto in cui crede.
Sfumare in questo modo il peso della dimensione corporea significa sfumare l’importanza di ogni elemento che abbia senso compiuto, specifici vincoli e determinazioni. Ne consegue che ogni filosofia del corpo è ritenuta tendenzialmente discriminatoria e perciò violenta. Questa visione ha ramificazioni in varie discipline e si esprime nella mentalità comune senza che ci sia una reale comprensione e analisi critiche da parte della società. Diventa una vera propria “agenda politica” che usufruisce dell’ambiguità del linguaggio e spinge a modificare così il diritto. Infatti, se non c’è differenza sessuale e non ci sono diversità tra gli esseri umani non c’è ragione per negare alcun diritto che sarebbe così fondato sulla negazione delle diversità e non sulla richiesta di diritti uguali nella diversità.
Dialogo: al di là dei pregiudizi
I pregiudizi reciproci, l’ambiguità del linguaggio, la superbia nell’incontro delle parti, la divulgazione approssimativa delle questioni in gioco e la mancanza di una conoscenza approfondita ed onesta rendono difficile un proficuo dialogo.
Se il gender come ermeneutica «ci sprona – o addirittura ci costringe – a ripensare criticamente l’antropologia e la morale sessuale, a impegnarci per comunicarla in termini comprensibili e all’altezza della riflessione culturale del nostro tempo (…) e nella convivialità delle differenze, non nel pensiero unico, ci si avvicina poco a poco, insieme, alla Verità tutta intera nella prospettiva del bene possibile», come assai acutamente osserva Del Missier, tuttavia si rende ugualmente necessario saper rendere ragione delle criticità che presenta e dei risvolti discutibili che ha soprattutto in ambito adolescenziale e giovanile.
Solo un ascolto umile ed una divulgazione onesta, da parte dei diversi attori, può generare quella fraternità che consente ciò che Del Missier auspica.
Articolo originale comparso su: https://www.promundivita.it/blog/post-corbella/