Scoprire se stessi, imparare a guardare il mondo con amore, lasciarsi stupire dagli incontri, cercare insieme come vivere per un mondo di speranza. Questa è stata l’opportunità per giovani dai 18 ai 35 anni, legati alla spiritualità ignaziana, che dal 22 luglio hanno partecipato al Magis nel contesto delle Giornate Mondiali della Gioventù. La proposta dei gesuiti e delle religiose ignaziane ha coinvolto ragazzi di 80 paesi, divisi in piccoli gruppi in diverse città del Portogallo e della Spagna per vivere una settimana di “esperimenti”.
Ogni esperimento ha permesso concretamente di “fare esperienza” dell’altro, dell’Altro e poter riflettere, condividere, pregare attraverso diversi strumenti: arte e teatro, ecologia e ambiente, servizio e solidarietà, esercizi spirituali, pellegrinaggi.
Dalle nuove generazioni ci arriva una sfida: essere costruttori di speranza imparando a cercare e trovare Dio in tutte le cose, con fede ed entusiasmo. Possiamo sì sognare un mondo nuovo, ma perché non costruirlo e viverlo insieme?
Teresa, studentessa di 18 anni, dalla branca pre-testimoni del Meg, ci racconta la sua esperienza.
Il 22 luglio sono partita per il Portogallo, carica di curiosità e desiderio di scoprire.
L’emozione che ho provato il primo giorno a Villa Magis è stata fortissima e dalla messa di benvenuto già sentivo il cuore sintonizzato con quei pellegrini che come me, dai luoghi più lontani, erano arrivati per mettersi in discussione e conoscere nuovi volti del Signore.
Nei giorni successivi ho partecipato all’esperienza di arte e cultura a Cernache, vicino a Coimbra, nel bellissimo Collegio dell’Immacolata Concezione, insieme a due ragazzi italiani conosciuti al magis, poi singaporiani, francesi, rumeni, cechi, zimbabwesi e tre gesuiti, Marko, Louis e Ngoni.
Le attività erano gestite da dei ragazzi dello Zimbabwe che ci hanno guidato nella scoperta della spiritualità del corpo e della preghiera attraverso il movimento. Nei cinque giorni in cui siamo stati insieme abbiamo realizzato un piccolo spettacolo con cui ci siamo esibiti alla festa finale del Magis davanti a tutti i gruppi.
Rispetto al mio modo di coltivare la relazione con Dio, vivere il ballo come forma di preghiera è stata una vera sfida. Infatti, a forza di provare passi, mi sono resa conto che focalizzavo le mie energie più sulla riuscita della performance che sul dialogo col Signore.
Ciò che mi ha maggiormente avvicinato alla preghiera è stato il confronto con la fede di tanti fratelli sconosciuti, così diversi da me ma lì presenti per il mio stesso scopo, fare comunità.
Così ho conosciuto modi di vivere la fede tanto vari che hanno arricchito incalcolabilmente il mio percorso. Mai come a Cernache ho sentito mia e vera la frase “Chi canta prega due volte”, infatti in ogni momento la musica è stata ciò che più di tutto ha contribuito a creare da tante membra un corpo e a dare un suono ai nostri cuori che battevano all’unisono.
Ricordo ogni messa celebrata insieme: nella semplicità di vivere l’eucarestia, ogni giorno animata da una nazione diversa del gruppo, seduta per terra circondata da amici ho sentito il Signore più vicino che mai.
Mi porto nel cuore la profondità della fede dei miei compagni di avventura, che hanno dato un volto a Dio e nelle condivisioni dei quali mi sono rivista, riscoprendoci simili aldilà della lontananza geografica e culturale.
Giunta al termine la prima settimana, essendomi quasi abitutata alla dimensione del Magis, ero molto spaventata dall’idea che il numero dei partecipanti alla GMG fosse mille volte più grande. Con molta stanchezza accumulata, il pensiero di un’altra settimana di attività serrate in una città sommersa dai pellegrini mi scoraggiava parecchio. Tuttavia anche alla GMG sono riuscita a vivere nel profondo e godermi delle situazioni e delle sensazioni che ricorderò per tutta la vita.
I momenti più forti della settimana sono stati la messa iniziale e la veglia con Papa Francesco: l’impressione nel vedere un fiume di persone lì per vivere l’eucarestia insieme è indescrivibile. Bandiere di tutti i colori, visi e voci provenienti da ogni dove, lo spirito di festa che ha pervaso tutti i nostri giorni a Lisbona, ma anche l’incredibile silenzio di un milione e mezzo di ragazzi davanti al Santissimo.
E la commozione, al momento della comunione, nel girarmi intorno e posare lo sguardo sulle centinaia di ministri che distribuivano il corpo di Cristo, la ragione pura e profonda della nostra presenza e il legame che unisce la famiglia della Chiesa in ogni angolo della Terra.
Sono immensamente grata per tutto ciò che ho vissuto e per i fratelli che mi hanno accompagnata in questo tratto di strada, facendomi sentire unica agli occhi di Dio e circondata da tanto amore.
IN FOTO in ordine di apparizione:
Ilaria e ragazze: in primo piano sour Ilaria con Teresa (la prima da sinistra) e altre ragazze del gruppo
Gruppo EUM: il gruppo di giovani e gesuiti partiti per Lisbona da Italia, Malta, Albania e Romania
Gruppo esperimento: Teresa in primo piano con gli altri compagni dell’esperimento a Cernache
Danza: un momento della performance