Questo l’interrogativo per le professe temporanee ignaziane durante la sessione a Versailles dal 4 al 6 febbraio. Ilaria ce ne parla in questo articolo.
Donne con il velo, donne senza velo, donne con la croce ben visibile al collo, donne senza segni distintivi, donne che lavorano in azienda, donne in parrocchia. La vita religiosa femminile è ricca di esperienze molto diverse tra loro, stili di vita differenti, ma con un terreno solido in comune che è la consacrazione attraverso i voti.
Durante il weekend di formazione per giovani professe abbiamo riflettuto su che peso abbia nella società e nella chiesa di oggi, la presenza delle religiose apostoliche. E’ stata per noi un’occasione preziosa per confrontarci su come ciascuna vive la sua “identità” di consacrata nei luoghi di lavoro, apostolato, missione, ciascuna diversamente anche a seconda del carisma dell’istituto.
Ed è stato un grande dono ascoltare la voce dei laici, credenti o meno, che ci hanno raccontato come loro vedono le religiose e cosa si aspettano. In coppia, siamo andate in giro ad intervistare alcuni passanti sull’argomento e, a discapito di quanto pensassimo, abbiamo incontrato persone disponibili a risponderci e ad argomentare i perché delle loro risposte.
Come vedono le religiose allora? Alcuni come donne coraggiose nell’aver preso una decisione radicale, nel dono totale della propria vita, nello spendersi per il bene gratuitamente e senza interessi economici o politici. Altri le vedono come donne che ascoltano e, avendo uno sguardo distaccato, possono essere capaci di accompagnare processi di discernimento, accogliere e lanciare verso un ascolto interiore profondo per poter prendere delle scelte di vita importanti. Alcuni chiedono preghiere, altri chiedono di essere più visibili nel mondo, perché la società “ha tanto bisogno di voi, semplicemente che ci siate”.
Segno di contraddizione, attrattiva, ammirazione. Chiudiamo la sessione ancora piene di interrogativi su che posto prendere nella società e nella Chiesa di oggi, ma dinamizzate da questo sguardo pieno di desiderio di vita che le persone incontrate ci hanno lasciato. Adesso sta a noi ricambiare lo sguardo: con tenerezza, compassione e speranza. Il cantiere è aperto.